La pandemia è stato un periodo molto difficile per tutti, che ha cambiato le abitudini e il modo di svolgere molte professioni e ciò non ha fatto eccezione per gli avvocati
Soprattutto a inizio lockdown dove non era sempre chiaro cosa era consentito fare e cosa no, molti di loro si sono trovati a dover far fronte a varie richieste che provenivano da cittadini confusi, i quali avevano molti dubbi e non sapevano se fosse lecito o no svolgere una determinata attività, andare in un determinato luogo con un determinato numero di persone.
Il gratuito patrocinio
Quando si parla di avvocati, è bene parlare anche del gratuito patrocinio, il quale permette a chi ha un reddito inferiore a determinate soglie di poter contare sull’assistenza di un legale. Il reddito per poter usufruire del gratuito patrocinio deve essere massimo di 11.746,68 euro.
Con la pandemia e la crisi economica da essa causata il tema del gratuito patrocinio è più che mai di interesse centrale se si tiene conto che molte persone hanno perso il lavoro e si sono viste ridurre il loro reddito.
Di conseguenza è aumentato il bacino di persone che per poter avere un supporto legale necessitano di un aiuto dello Stato, è proprio esso a farsi carico di dare la retribuzione al legale che ovviamente non svolge la sua prestazione lavorativa gratuitamente.
All’avvocato non è permesso (nel caso del gratuito patrocinio) percepire nessuna somma di denaro da parte del suo assistito, ciò infatti sarebbe contrassegnato come un’azione illecita per quanto concerne la sua professione.
Il gratuito patrocinio può essere richiesto dalla persona che ne ha necessità in ogni grado del processo. Per poter accedere al gratuito patrocinio bisogna avere determinate caratteristiche, ovvero, essere cittadini italiani o cittadini stranieri regolari. Ne possono usufruire anche le associazioni e gli enti senza scopo di lucro.
Come è cambiato il lavoro dell’avvocato durante la pandemia
Durante la pandemia anche le routine dei professionisti in ambito legale sono cambiate, non si sono recati in studio durante il lockdown, non si sono recati nei tribunali, non hanno svolto i loro usuali meeting lavorativi e viaggi di lavoro, tutte azioni che fino al periodo antecedente alla pandemia sembravano scontate e normali.
Durante la pandemia anche i legali hanno usufruito dello smart working, come molti altri professionisti preferendo zoom per le riunioni ai lunghi viaggi in treni o aerei.
Le udienze si sono svolte online, qualcosa di impensabile fino a poco fa, lo stesso vale per gli esami di abilitazione alla professione (che si sono svolti a distanza), si tratta di cambiamenti enormi che hanno riguardato queste professioni e che in parte rimarranno anche in futuro, il ruolo telematico sarà centrale e ciò prevede che anche i meno avvezzi alla tecnologia imparino a farne buon uso.
Molti avvocati hanno ricevuto domande da genitori che non sapevano se fosse lecito o no accompagnare i figli insieme a fare delle visite mediche, alcune persone li contattavano chiedendo se fossero legittime le multe prese per una determinata azione, come l’essere usciti dal proprio comune, si è trattato quindi di un periodo molto complesso per chi svolge questa professione.
Un tema caldo in cui sono stati coinvolti molto spesso i legali è stato quello della comprensione del termine ‘’congiunti’’, a maggio 2020, molti cittadini hanno chiesto a noti avvocati sui social di dare una definizione legale del termine anche per quello che riguardava le coppie civili.
Se questi dubbi riguardavano principalmente il primo lockdown adesso sono altre le ragioni per cui molti cittadini si rivolgono agli avvocati. Con il green pass obbligatorio per svolgere diverse attività e il vaccino obbligatorio per le professioni sanitarie sono molti i professionisti e comuni cittadini che si stanno rivolgendo agli avvocati per avere maggiori informazioni in merito.
Molte persone hanno chiesto nei mesi passati pareri legali su come fare ricorso contro una multa presa mentre le loro regioni erano in zona arancione o rossa, altri necessitavano di informazioni per compilare alcune autocertificazioni per non avere problemi con le forze dell’ordine.
Lo scorso inverno si è discusso invece molto sulla distinzione dei termini ‘’abitazione’’ ‘’dimora’’ o ‘’domicilio’’. Gli avvocati sono stati sommersi da richieste di informazioni, ad esempio, quella di sapere se fosse possibile incontrare il/la compagno/a in un’altra città se in essa vi era la casa che la coppia era solita usare per ricongiungersi.
I comuni cittadini, non esperti in legge si sono trovati infatti ad interfacciarsi con delle terminologie e delle azioni che dovevano essere calibrate su ciò che era consentito fare o meno dai vari DPCM.
La confusione dei cittadini ha fatto sì che gli avvocati passassero molto tempo a dare loro indicazioni sul come comportarsi per evitare multe e sul dargli consigli sulla comprensione delle varie terminologie su cui nessuno in precedenza si era interessato, come i congiunti.